Il mobbing nelle grandi aziende ed il reato di maltrattamenti in famiglia.

28.02.2016 12:26

Il tema del mobbing sul luogo di lavoro è sempre più attuale, ma non sempre l'illecita condotta del datore di lavoro assume rilevanza penale.

Di recente, la Corte di Cassazione ha precisato che "ai fini della sussumibilità nella fattispecie incriminatrice dei maltrattamenti nei confronti di lavoratori dipendenti, ex art. 572 c.p., l'esistenza di una situazione di para-familiarità - che si caratterizza per la sottoposizione di una persona all'autorità di un'altra in un contesto di prossimità permanente, di abitudini di vita (anche lavorativa) proprie e comuni alle comunità familiari  e di uno stato di soggezione e subalternità del lavoratore va verificata avendo riguardo non al numero dei dipendenti in azienda, né alla durata del rapporto di lavoro o alla direzione delle condotte discriminatorie nei confronti di una pluralità di soggetti ed alla reazione della vittima, bensì, da un lato, alle dinamiche relazionali in seno all'azienda tra datore di lavoro e lavoratore; dall'altro, all'esistenza o meno di una condizione di soggezione e subalternità".

Con la decisione in commento, dunque, la Corte ha ritenuto di non dover condividere l'orientamento maggioritario per il quale non è configurabile il reato di maltrattamenti in famiglia, nelle ipotesi di mobbing, in aziende articolate e complesse, attesa la difficoltà nel ravvisare una stretta ed intensa relazione diretta tra datore di lavoro ed il dipendente.

Avv. Giuseppe Di Palo

 

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